domenica 30 giugno 2013

febbre da triathlon



La più longeva gara di triathlon in Italia, la più importante, numerosa e sentita, che può vantare di aver coniato la distanza nella gara Olimpica, è giunta sabato scorso alla 30.esima edizione.

E con questa gara possiamo dire che la stagione agonistica entra nel pieno: la febbre da triathlon è ai livelli massimi.



Una febbre che sta diventando una vera e propria epidemia, dato che il numero dei praticanti cresce di anno in anno con tassi a doppia cifra in talune regioni italiane, come ben sa la federazione italiana fitri.


crescita dei praticanti 

Una febbre che può portare al delirio nei casi più gravi!
Quindi sarebbe bene individuare per tempo i sintomi, prima che onesti padri (e madri) di famiglia si trasformino in zombies macina-miglia - agghindati con apparecchi in grado di registrare posizione, funzioni cardiache, tempi - che vagano in giro per la regione, fin a quasi a notte inoltrata, per portare a termine il loro allenamenti.




Allora ecco i sintomi più comuni:



1. Il significato di tempo: per loro risulta ormai del tutto distorto...





il tempo libero, per esempio: è un concetto astratto che faticano ormai a cogliere, tipo "dadaismo astrofisico". Come nonno Einstein ci ha spiegato, spazio e tempo sono strettamente legati e decisamente relativi. La gente comune nel tempo libero si dedica a rilassanti hobby, oppure a sbrigare faccende lasciate da parte per motivi di lavoro. Per i "contagiati dalla febbre" semplicemente il tempo libero non esiste.
E se da un osservatore esterno le loro sedute di training sono eterne, secondo il loro punto di vista sono sempre "medie", anche se riempiono mezze giornate abbondanti.

I giorni di riposo sul calendario loro li leggono come "lungo", i turni di lavoro - cosiddetto spezzato - per loro valgono un "medio", mentre la pausa pranzo equivale a un "corto".

L'età anagrafica? nemmeno quello vale più come parametro assoluto, perchè a 40 anni vanno più forte che a 30... e continuando di questo passo sperano a 50 anni di aver abbassato tutti i loro "personali".

2. Il rapporto con la moglie (o il marito)


La relazione è solida e la fiducia assoluta: altrimenti il partner potrebbe farsi tutti gli amanti che desidera senza paura di venire mai scoperto!
A volte però quando i coniugi stanno insieme c'è il pericolo che questo miracoloso equilibrio possa incrinarsi, se il "contagiato" è in fase avanzata della malattia e inavvertitamente confonde i momenti di pace coniugale o relax intimo con una fase di cambio fra le varie discipline. Nel tal caso allora pure lì cercherà di accelerare al massimo per guadagnare minuti preziosi e la sua dolce metà potrebbe quanto meno indispettirsi... 

In compenso il partner NON agonista avrà una vita sociale ricca ed intensa: sarà sempre un piacere passare le ore di scarico assieme a lui (nella mente dell'atleta così si configurano cinema o teatro). Infatti, frequentando il mondo vero, la moglie (o marito) avranno tanti amici che si interessano degli argomenti più disparati, tutti interessanti, che hanno a che fare - in genere - poco o nulla con medie, tempi al km, distanze.
Danza, musica, pittura, tutti cose affascinanti da tempo accantonate nei loro ricordi, delle quali poter conversare amabilmente.

3. La casa, l'auto, le vacanze


in casa, quando le lavatrici di capi sportivi, rispetto ai capi normali, stanno in un rapporto di 3 a 1, dovete seriamente iniziare a preoccuparvi.

se proponete un fine settimana divertente e la vostra compagna/o vi chiede subito quale evento si svolge nei dintorni della meta prescelta, dovete seriamente iniziare a preoccuparvi.

se ad Amsterdam le vetrine dei bike shop vi attiranno più di quelle dei sexy shop, dovete seriamente iniziare a preoccuparvi.


se scegliete l'auto in funzione di quante bici riuscirete a stiparci dentro, almeno abbiate il buon gusto di lasciar intendere al partner che tutto quello spazio potrebbe servire in futuro per la prole... e quindi comunque dovete seriamente iniziare a preoccuparvi!

4. Il rapporto con gli amici:

I loro quando li incontrano si riconoscono subito: "cosa stai preparando?" è la domanda che fanno prima ancora di "come stai?". Non intendono una rapina in banca, ma quale gara importante hanno in calendario per la stagione in corso (certo,  si capisce, lo sono tutte, anche quelle organizzate dal Parroco, ma qui si intende il main event).
Mentre gli amici dei/delle loro consorti hanno un approccio diverso, una commistione fra il diffidente, l'incuriosito e l'affascinato da quella strana malattia che li ha colti (ai loro occhi sintetizzabile semplicemente con: "moto continuo").

Ne hanno molti, con cui posso logicamente affrontare argomenti multipli: running, swimming, biking, attrezzatura ed abbigliamento tecnico (certo, che altro?)... ma pure con l'uomo comune scambiano volentieri quattro chiacchiere parlando del tempo: non sono qualunquisti, amano realmente la scienza incerta che risponde al nome di meteorologia; infatti scrutano il cielo osservando il volo degli uccelli, per cercare di indovinare come sarà la giornata successiva o il fine settimana ed impostare al meglio gli allenamenti. 

Con gli amici se la ridono poi di quelle 'capre matte' che praticano il trail running, ma alla prima occasione di saldi o fine serie si attrezzano di tutto punto anche per fare quello... ma da che pulpito poi arrivano le prediche...


In conclusione, quale può essere la cura efficace per quella che è stata una passione, è diventata una fissazione, ma ora è un vero e proprio stato patologico?

Il riposo? non è previsto se non forzoso in seguito ad infortunio e comunque serve solo a farli ripartire più convinti di prima;
Le ferie? rappresentano solo un differente terreno di allenamento e gara;
L'arrivo dell'inverno? ma si sono inventati pure il winter triathlon!

Allora l'unico rimedio certo può essere solo la partecipazione ad almeno un paio di gare Ironman, portate a termine con soddisfazione. E poi si vedrà.


vedi anche:
la scimmia della corsa
come riconoscere un triathleta

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