lunedì 30 settembre 2013

corsa peripatetica


Peripatetico significa itinerante, errante, in movimento.
Aristotele era un docente peripatetico: insegnava camminando. Per estensione proviamo ad immaginare un allenamento di running con un compagno più veloce o più resistente. Non si immagina che entrambi possano trarre beneficio dalla loro seduta di corsa.
Erroneamente si pensa che solo al più lento posso giovare una seduta più intensa e proficua, dove quest'ultimo deve forzare il ritmo più del solito e "tirarsi il collo"...


in realtà anche il corridore più esperto/allenato ne trarrà vantaggio, rallentando il passo e adeguando il suo ritmo verso il basso, una tantum.

Sedute dove si mettono da parte il cronometro o il cardifrequenzimetro sono sempre da inserire nel programma di allenamento in qualunque momento della stagione. Ci si riconcilia col piacere di correre e si cerca di trasmetterlo a chi corre assieme a noi.

Ci si gode semplicemente la corsa e si prova ad indicare agli amici la giusta via per migliorare.


Il "maestro" insegna ma contemporaneamente ri-apprende dall'allievo il motivo iniziale e principale che lo ha fatto innamorare della corsa: la libertà che trasmette.

E un bel senso di comunione con tutto ciò che ci sta attorno.

E' per questo che bisogna stare attenti all'abuso di Garmin(tm) e alla dipendenza da gare nei fine settimana: si rischia di scordare quanto sopra e finire in una corsa solo centrata sull'ego:

"all'occhio inesperto tra la corsa centrata sull'ego e quella che mette l'ego da parte non c'è nessuna differenza. Ma il corridore tutto proteso verso il proprio ego è come uno strumento fuori fase. I suoi passi sono troppo affrettati o troppo lenti. Con ogni probabilità un corridore così perde la bellezza della luce che filtra tra i palazzi, o tra gli alberi. Rifiuta il qui, ne è scontento, vorrebbe essere più avanti ma quando ci arriva è altrettanto scontento, perché anche là diventa «qui». Quello che sta cercando, quello che vuole, è tutto intorno a lui, ma lui non lo vuole, proprio perché ce l'ha tutto intorno. Ogni passo è uno sforzo sia fisico sia spirituale, perché egli immagina che la sua meta sia esterna e distante".

liberamente tratto da "lo zen e l'arte della manutenzione della motociclietta" di Robert M. Pirsig


vedi anche:
la scimmia della corsa
la scimmia della corsa parte due